Category Archives: Vino @it

TheWineBlog.it – articoli sul vino

Io mi sento Italiano


Io mi sento Italiano quando Alfonso si domanda come sapere se sono Italiano.
Mi sento Italiano anche quando Gianpaolo non vuole essere Italiano.
Mi sento Italiano quando Michele annusa e scappa.
Mi sento Italiano anche quando Domenico vuole vendere buoni vini Italiani in America e Tracie si fa una bella pasta e fagioli.
Mi sento Italiano quando mi da fastidio notare i miei difetti, e quando li riconosco tutti.
Mi sento Italiano quando mi dispiace di essere Italiano e quando sono contento di essere Italiano.
Mi sento Italiano quando bevo Tavernello, ma anche quando bevo Brunello. Mi sento ancora più Italiano quando bevo Barolo.
Non potrei mai essere diverso, perché sono Italiano.
Luk

Feisbuc

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Facebook (o Feisbuc come viene affettuosamente chiamato dagli utenti italiani) è la nuova mania della rete. Ma cose è in realtà? A cosa serve?
Risposta alla prima domanda: è una diversa rappresentazione di internet, dove è possibile (in teoria) fare tutte le cose che si fanno in mille altri siti, ma tutte nello stesso ambiente, essendo in contatto costante e visivo con tutti i contatti o amici della propria rubrica. Questa è la sua forza
Risposta alla seconda domanda: a tutto e quindi a niente. Questo è il suo limite.
Non voglio aggiungere nulla alle tante critiche sociomassmediologiche già rimasticate in vario modo, ma mi piace fare una constatazione. Se si cercano con l’apposita funzione tutti i gruppi di discussione dedicati al vino, ne saltano fuori più di 500. Ognuno può creare un gruppo dedicato al suo vinello del cuore, e quindi è normale sia così. Ma quanto è il traffico dedicato al vino anche nei gruppi più frequentati? Praticamente zero.
Quindi per riassumere Facebook sembra un enorme posto dove tutti fanno numero, ma dove nessuno fa nulla. E forse a questo serve: pausa, relax, cazzeggio, insomma la caffetteria aziendale, la pausa cappuccino, il brusio e il chiacchiericcio della rete che diventano sito. Basta non crederci troppo!
Luk

Uno per uno

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Se un noto blogger nonché enotecaro è rimasto favorevolmente colpito dal pigato di Valleponci presentato a Genova nel corso dell’ultimo Critical Wine, nei freddi saloni del centro sociale okkupato Buridda (ndr. Buridda, per chi non lo sapesse, è un gustoso guazzetto di pesce Genovese a base di seppie), un altro blogger ha apprezzato tantissimo un vin santo toscano, non della zona classica ma delle Colline Pisane.
Si tratta per la precisione del Vin Santo del Chianti Riserva DOC 2001 dell’Azienda Agricola Sorelle Palazzi, prodotto in modo assolutamente tradizionale con i vitigni Trebbiano (75%), Malvasia Toscana (15%) e Colombana (10%).
Il colore è ambrato, con sfumature color miele. Al naso è una esplosione di frutta secca, agrumi, rabarbaro, note eteree con un fondo di nocciola in composizione molto armonica.
In bocca ovviamente è dolce ma non sciroppato, sostenuto da una buona freschezza di base, e di lunga persistenza.
Un vin santo come davvero se ne assaggiano pochi, tradizionale nella vinificazione, ma “moderno” per pulizia e carattere.
Luk

Vini di Vignaioli 2008

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Anche quest’anno si è svolta a Fornovo nei giorni 2-3 Novembre, la manifestazione Vini di Vignaioli, organizzata dall’instancabile Christine Cogez-Marzani, ristoratrice a Parigi nel locale L’Appennino, e anche quest’anno Christine è riuscita a radunare nel piccolo borgo della Val di Taro un bel numero di produttori accomunati dall’approccio biologico o biodinamico alla coltivazione della vite e alla trasformazione dell’uva in vino.
Nel senso più stretto questo significa non usare alcun prodotto chimico nè in vigna nè in cantina, lasciare che la fermentazione sia determinata dai lieviti naturalmente presenti nell’ambiente, non praticare alcuna tecnologia enologica che implichi l’introduzione nel vino di sostanze esterne quali chiarificanti, stabilizzanti ecc, non filtrare il vino ottenuto. Diciamo subito che questa interpretazione non è messa in pratica quasi da nessuno. In senso molto più ragionevole i produttori di vini naturali sono invece accomunati da un uso il più limitato possibile in vigna dei composti del rame e dello zolfo per il controllo delle malattie (quindi nessuna altra sostanza chimica di sintesi), da un impiego preferibile di lieviti indigeni anziché selezionati (anche se questi ultimi non sono da tutti esclusi, così come addirittura gli enzimi), da un impiego moderato dell’anidride solforosa come unico additivo chimico in vinificazione, e da limitate chiarifiche e filtrazioni del vino. Come si vede c’è una certa elasticità nell’interpretazione di questi concetti, fonte spesso di diatribe e fraintendimenti che sono state all’origine delle spaccature e della frammentazione del movimento biologico-naturale. I vignaioli presenti a Fornovo sono invece selezionati e garantiti direttamente da Christine, che ha oramai stretto con tutti rapporti di vera amicizia e fiducia reciproca.
Chiariamo che non è stata una cosa facile, e che agli inizi i prodotti proposti a “Vini di Vignaioli” non sempre erano all’altezza. Nel corso degli anni però la crescita del livello qualitativo è stata evidente e costante, e vignaioli prima tecnicamente un po’ zoppicanti, hanno piano piano trovato una loro cifra stilistica, una direzione di miglioramento che li ha condotti quest’anno ad un livello medio molto alto, con punte di vera eccellenza.
Quello che segue è un limitato e parziale spaccato di “Vini di Vignaioli 2008”, un piccolo insieme di impressioni e considerazioni del tutto personali su produttori e prodotti, basato sulla visita di domenica 2 Novembre alla manifestazione.

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Vissani in Val di Vara


Mi rendo conto di diventare un po’ Val-di-Vara-centrico, ma come ignorare il passaggio estivo in valle del più famoso cuoco italiano? Eccolo qui in tutto il suo splendore nel borgo medioevale di Brugnato durante la registrazione della rubrica di Uno Mattina Sabato e Domenica Estate andata in onda il 13 Settembre 2008, nel finale insieme a Massimo, patron della raccomandabilissima Taverna dei Golosi.
Buona visione!
Luk

Tre anni (o trenta)?

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Tutto ha un perché e un percome. Oggi Rivella (ex responsabile della Castello Banfi) intervistato da Winenews afferma senzi mezzi termini che il sangiovese da solo non vale una cicca. Per fortuna c’è chi la pensa diversamente anche tra qualche produttore. Ma cosa scriveva nel 2005 la massima guida dei vini Italiani a proposito di un brunello di Banfi probabilmente elaborato secondo le ricette rivelliane? Eccolo:
Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 99
Ottimo il Brunello di Montalcino Poggio alle Mura 1999 che centra l’obbiettivo dei tre bicchieri. Si tratta di un vino moderno nello stile, con un colore molto intenso, e un olfatto dominato da toni fruttati, come la mora e il ribes, mentre al gusto rivela un’ottima progressione, con una base tannica importante ma perfettamente integrata alla ricca materia, che dona larghezza e profondità al vino.
Luk

Tempi duri

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Tempi duri per il Sangiovese. Se a Montalcino la fortezza del monovitigno sembra quasi espugnata, a Bolgheri si va ben oltre e si propone l’abolizione “tout court” del Sangiovese dal disciplinare del Bolgheri Rosso DOC, e si apre al monovitigno 100%, purché Cabernet o Merlot! Ma qualche produttore (almeno qui) si oppone!

Luk

Piccoli produttori della Val di Vara crescono

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Le ferie di Agosto sono state una buona occasione per approfondire quanto sta accadendo nell’alta Val di Vara sotto il profilo enologico. Avevo già parlato in un post precedente dell’iniziativa di Ivano Denevi, che mettendo assieme alcuni piccoli vigneti intorno allo splendido borgo di Cornice, ha fondato l’omonima azienda agricola, con lo scopo di produrre poche migliaia di bottiglie di un vino rosso IGT Golfo dei Poeti a base di merlot, syrah e ciliegiolo, da lui chiamato “Pein”.
Le mie perplessità riguardavano lo strano accostamento tra l’uva bordolese ed il principale vitigno del Rodano, l’uno adatto a climi freschi, l’altro da sempre amante del caldo. Pensavo e penso tuttora che sarebbe stata più lungimirante la scelta di vitigni locali o regionali, quali ciliegiolo e massaretta ad esempio, magari addomesticati dalle solite dosi di merlot (Montalcino docet), ma cercando di mantenere una propria identità territoriale. Pare che queste scelte che come vedremo si stanno diffondendo rapidamente in valle, siano state in parte anche dettate dall’enologo-guru che cura tutta la Liguria di levante. La cosa migliore da fare è stata pertanto andare e verificare di persona visitando l’Azienda Agricola Cornice.

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